Le elezioni Presidenziali USA 2024 sono state protagoniste, lo scorso 5 dicembre, al Rotary Club Caorle. I riflettori sono stati accesi su Donald Trump, eletto all’età di 78 anni 47° presidente degli Stati Uniti, sul quale si sono confrontati, a un mese esatto dal risultato delle urne, Elisabetta Vezzosi, docente di Storia e Istituzioni delle Americhe all’università degli studi di Trieste e Georg Meyr, docente di Relazioni internazionali, nonché direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all’ateneo triestino che, nell’occasione, hanno dialogato con Roberto Vitale, fondatore e primo presidente del Rotary Club Caorle.
Le elezioni Presidenziali 2024, è stato detto, sono uniche nella storia degli USA se si considerano alcuni primati o, forse, delle prime volte: Biden è il primo candidato Presidente a essersi ritirato nel rush finale, mentre Trump è il primo Presidente a essere stato sottoposto a una condanna penale e il primo Presidente ad avere subito due tentati omicidi.
E poi, hanno evidenziato i relatori, c’è Kamala Harris che è la prima candidata Presidente a non aver partecipato alle elezioni Primarie, nonché la prima donna nera/asiatica a essere stata candidata alla carica di Presidente degli Stati Uniti d’America.
La serata, aperta dai saluti di Claudio Collaviti Mezzanel, presidente del Rotary Club Caorle, è stata ricca di spunti proposti anche da parte dei soci dei club presenti, tra i quali i Rotary eClub 2060, Marco Polo Passport, Opitergino-Mottense, San Donà di Piave, Venezia Castellana, Portogruaro e Jesolo i quali hanno ricordato come le elezioni Presidenziali USA 2024 hanno avuto una foto simbolo che la rappresentano, e precisamente lo scatto che ha immortalato Donald Trump mentre si rialza dopo il primo tentativo di ucciderlo il 13 luglio scorso in Pennsylvania: con la faccia insanguinata, circondato dagli agenti della sicurezza mostra il pugno chiuso in segno di sfida mentre incita i suoi sostenitori urlando, per molte volte, ‘fight’ ‘fight’ ‘fight’.
La vittoria di Trump, hanno detto i relatori, è stato un duro colpo per i Democratici che non sono riusciti a trasformare la diffusa sfiducia nei confronti di Trump in un sostegno netto alla vicepresidente Kamala Harris.
Ma il successo del candidato repubblicano c’è stato in tutti i sette swing States, gli Stati in bilico – Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Nevada, Arizona, North Carolina e Georgia – che alla vigilia del voto erano stati identificati come ago della bilancia per determinare il destino della Casa Bianca. In 6 di questi 7 Stati Joe Biden, alle precedenti Presidenziali, aveva costruito la sua vittoria lasciando a Trump solo il North Carolina.
Quattro anni dopo il tycoon ha ribaltato la situazione conquistandone 7 su 7.