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le conseguenze negative dello scenario distopico. Un approccio
                                               che richiede uno studio costante. Non c’è spazio per l’improv-
                                               visazione. Servono competenze e capacità per immaginare
                                               possibilità diverse. E comprendere meglio il ruolo del futuro
                                               in ciò che le imprese di costruzioni vedono e fanno è diventato
                                               parte del mio lavoro.”
                                               Ma quanto il mondo delle costruzioni è pronto a ragionare in
                                               termini di futuri? 
                                               “Un mondo schiacciato tra le necessità e le emergenze lascia
                                               poco spazio alla riflessione sui futuri possibili. Tuttavia, so-
                                               pratutto nel Gruppo giovani, sta lentamente maturando un
                                               approccio orientato non solo verso il “futuro presente” – cioè il
                                               futuro che immaginiamo attualmente - ma anche verso i “pre-
                                               senti futuri”, ovvero, quei momenti che potrebbero accadere
                                               ma oggi impensabili. Del resto vivere l’incertezza come unica
                                               certezza richiede agli imprenditori di affiancare alle legittime
                                               preoccupazioni quotidiane un’attività strutturata di previsione
                                               strategica (foresight), riconosciuta dall’UNESCO come la soft
                                               skill più importante del XXI secolo.”
                                               Come vede la città del futuro?
                                               “Sono allergico alle definizioni e a chi vede le città del futu-
                                               ro senza automobili oppure dei 15 minuti o ancora nelle città
                                               intelligenti. Le città sono come l’acqua che non sta ferma. Si
                                               muove. Si evolve. Si adatta. E oggi le città vivono due sfide: il
                                               riscaldamento globale e l’automazione del lavoro condite dalle
                                               dinamiche demografiche. Le città che costruiremo dipende-
                                               ranno, quindi, dall’idea di vita che avremo. Così come oggi il
                                               grado di civiltà di una società si misura leggendo il suo codice
                                               di procedura penale, domani sarà valutato osservando le città
                                               che avremo costruito. Vivremo in case-città bunker, destinate a
                                               garantire la nostra sopravvivenza o in case-città bicicletta simboli
                                               di sostenibilità? In un mondo sempre più modellato e governato
                                               dai dati costruiremo una casa shuttle o una casa nido? Nessuno
                                               può dircelo ma sono immagini che, creando conflitti e tensio-
                                               ni, ci aiutano ad innamorarci delle domande che devono essere
                                               ascoltate, vissute e sentite per cambiare le risposte, per sfidare
                                               il “si è sempre fatto cosi”, per esplorare nuove idee, per scoprire
                                               soluzioni innovative.”
                              CHI È
                              (*) Fabio Millevoi consegue a Trieste la Laurea in Giurisprudenza e a Trento il Master in previsione sociale
                              presso il Dipartimento di Sociologia. Docente a contratto in Futures studies e Sistemi anticipanti, presso
                              il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste. Co-founder di AFI, Associazione
                              Futuristi Italiani, Vice Presidente di INARCH Triveneto. Ideatore e responsabile del Laboratorio
                              dell’immaginazione delle Costruzioni Future (LICoF) promosso da ANCE FVG e da Area Science Park
                              Ente Nazionale di ricerca e realizzato nell’ambito delle attività di “Cantiere 4.0”. Chiamato alla III
                              International Conference on Anticipation - tenutasi ad Oslo nell’ottobre 2019 - per illustrare il suo project
                              work “Questa casa non è un albergo. E se lo fosse?” Autore della teoria CASA - acrostico di Creatività,
                              Attrattività, Sensibilità, Albergo - e del Libro “Breve storia sui futuri della casa”, Graphe.it Edizioni, 2023.
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