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        LA VIOLENZA DI GENERE                   Cristian Gaole

                                                RD Rotaract Distretto 2060


                                                Rotaract significa agire
                                                Violenza



                                                di genere.



                                                Che strano



                                                termine.









        Una domanda che viene spontanea è: ma è normale che una ragazza di 22, 23, 24 anni non sia
        più tra di noi solo perché ha scelto di fare uso del libero arbitrio lasciando, e allontanando, un uomo?
        E che a quest’uomo non vada bene e quindi decida di ucciderla? Un’altra domanda, a questo punto,
        viene spontanea: che fine hanno fatto i valori quali il rispetto, il reciproco sostengo, il senso civico? Non
        rendersi conto che le istituzioni, gli enti deputati a istruire, quelle che la sociologia chiama agenzie di
        socializzazione, hanno perso il loro ruolo.
        Bisogna pensare di investire sul sistema morale, sui valori che hanno reso grande il Rotary. Sostenere chi
        merita di essere sostenuto. Boicottare o lasciare fuori una donna o un uomo che sia solamente perché si
        pensa di essere in una posizione di favore è tutt’altro che corretto. Anzi, mina le basi del Rotary stesso.
        Magari quella persona sta subendo delle minacce e non si esprime perché ha paura di parlare.
        Una delle tre parole coniate da Paul Harris è inclusione. Il nostro dovere, quindi, è cercare di includere
        anche chi ci sembra distante, per conto suo.
        Si devono mettere in campo service non solo per il Rotary stesso, ma anche e soprattutto per le nuo-
        ve generazioni, solo così si possono educare donne e uomini leader in grado di debellare questa piaga
        chiamata violenza di genere. L’apporto che molte donne portano al mondo rotariano e rotaractiano è da
        premiare e chi scrive lo dice avendo nel suo direttivo molte donne leader.
        La cosa non stupisce, anzi, fa dire che premiare chi è in gamba è un dovere se si è i primi della fila. Si
        noti che per quanto chi scrive rispetti i dettati rotariani, l’indicazione dal Rotary International di inseri-
        re nei direttivi un numero eguale di maschi e femmine, ha i suoi pro e i suoi contro.
        Il fatto di aver inserito più donne che maschi nel direttivo Rotaract 23/24 si spiega nel fatto che loro
        hanno dimostrato, agli occhi di chi scrive, che sanno cosa vogliono e mettono in campo tutto il loro
        sapere per servire il prossimo.
        Ad ogni modo, inutile ripetere, come un bambino di prima elementare che impara una poesia a me-
        moria, le solite frasi fatte: tra le righe del nome Rotary/Rotaract c’è un verbo che ci impone di agire: to
        act. Pertanto aspettatevi un’azione concreta dal Rotaract, da Bolzano a Trieste, dal mare alla montagna.
        Perché quello che i rotaractors fanno, è agire. Agire per sensibilizzare nel presente, ma soprattutto per
        un futuro migliore.
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